Allattare un bambino prematuro: il massaggio infantile come mezzo facilitatore

Allattare un bambino prematuro: il massaggio infantile come mezzo facilitatore

Allattare un bambino prematuro: il massaggio infantile come mezzo facilitatore

a cura di Rosaria Di Puorto (Insegnante AIMI e autrice del libro “Allattamento per tutte. Strumenti, verità e miti da sfatare” Red! 2020)

La nascita prematura e le sue regole d'avvio

“La gravidanza copre un tempo limitato, troppo breve per completare l’opera della vita nuova. Ce ne accorgiamo quando il bambino nasce che necessita di un tempo durante il quale fare pace con la malinconia di ciò che ha perso e per creare armonia con quello che di nuovo ha incontrato” (R. Di Puorto, “Allattamento per tutte”)

La chiamiamo “esogestazione” e in questo tempo a curare, a rispondere ai bisogni, a nutrire e a veicolare i messaggi non vi sono più utero e placenta ma la pelle, le mani e il corpo sia materno sia paterno. Una gestazione diversa dalla precedente, dove il bambino, scopre le voci, i colori, i profumi e una serie infinita di stimoli in continuo mutamento. Il tempo esogestazionale serve al bambino per imparare a sentirsi sicuro nel crescere e serve ai genitori per accogliere, per misurarsi con il nuovo ruolo, e per condurre un processo di conoscenza che segue regole tutte sue, differenti da qualsiasi altro rapporto vissuto prima di quell’arrivo.

Quando la gravidanza dura meno del previsto, la difficoltà del processo appena descritto si amplifica perché mentre i genitori costruiscono il proprio io materno e paterno e si avviano nello strutturare la relazione col piccolo, c’è da fare anche i conti con la sorpresa, con il loro bagaglio di aspettative immature e impreparate, con l’inaspettato minuto per minuto, perché la vita anziché irrompere con la sua potenza, arriva in punta di piedi, indossando le vesti della vulnerabilità e attaccata a un filo. In questa fragile situazione inzupparsi di fiducia nei confronti degli operatori sanitari che assistono il bambino o la bambina rappresenta una delle pochissime modalità di ancoraggio disponibili.

Allattare al seno un bambino prematuro si può: strumenti concreti

Fino a qualche decennio fa, prematurità era sinonimo di alimentazione artificiale. Gli studi scientifici, poi, hanno evidenziato quanto sia importante, per non dire indispensabile, per i bambini prematuri assumere latte materno, e da questa consapevolezza clinica ne è nata la spinta da parte dei sanitari ad incoraggiare le mamme ad allattare.

Come si fa dunque ad avviare l'allattamento?

Seguendo la regola base dell’allattamento: la produzione di latte è sempre direttamente proporzionale alla stimolazione del seno e quest’ultima si concretizza attraverso lo svuotamento periodico del seno stesso. Quindi nel caso in cui il bambino o la bambina fossero impossibilitati a drenare la mammella con l’energia che serve, bisogna armarsi di pazienza e utilizzare un tiralatte, elettrico magari e\o a doppia via (cioè quelli che possono essere applicati ad entrambe le mammelle contemporaneamente) per risparmiare tempo nelle sedute di estrazione.

Mentre si stimola il seno o si estrae il latte, è una buona abitudine tenere vicino a sé una foto del piccolo o pensare a lui intensamente: questo favorirà il rilascio di ossitocina e prolattina, gli ormoni che hanno il ruolo di produrre il latte, e rende la seduta di stimolazione non un atto meccanico ma un momento di accudimento a tutti gli effetti.

Nelle primissime fasi di avvio dell’allattamento, per riuscire ad estrarre una buona quantità di colostro, le estrazioni (della durata di circa 15-20 minuti) andrebbero eseguite diverse volte al giorno, esattamente come farebbe un neonato che fisiologicamente necessita di un numero di poppate non inferiore alle otto al giorno. Il colostro, che è il liquido prodotto dalla ghiandola mammaria antecedentemente al latte maturo, possiede speciali proprietà immunitarie e nutritive e nel caso delle mamme premature viene prodotto per molte settimane (solitamente fino al raggiungimento delle quaranta settimane della gestazione che si è interrotta prematuramente).

Questa risposta della natura è utile al bambino a scopo immunitario e ne favorisce la crescita rapida grazie alla composizione stessa del colostro. Durante le prime 3-4 settimane, infatti, dovendo favorire lo sviluppo di un bambino prematuro, il colostro e poi via via il latte di transizione, è molto più ricco di acidi grassi polinsaturi a catena lunga e lattosio (indispensabili per la maturazione del sistema neuro-cognitivo e del sistema visivo) ed è anche più calorico: 58/70 calorie contro le 48/64 del latte prodotto per il bambino nato a termine. A tutto questo, si aggiunge in percentuale una maggiore quantità di alcuni minerali come il fosforo, il sodio e lo zinco rispetto al latte prodotto a seguito di un parto a termine.

La conservazione del latte deve avvenire prestando la massima attenzione alle norme igieniche al fine di ridurre il rischio di contaminazione e quindi di infezione al neonato o alla neonata. A questo proposito non deve sorprendere che le procedure ospedaliere prevedano non solo la pastorizzazione del latte raccolto ma in alcuni casi anche la sua fortificazione.

Per le prime somministrazioni di latte, potrebbe essere necessario il ricorso a dispositivi quali sondini o siringhe per poi arrivare alle poppate al seno che spesso vengono facilitate dall’applicazione del paracapezzolo o del Das (Dispositivo di alimentazione supplementare) fino a quando il bambino o la bambina non avrà raggiunto di peso e le competenze necessarie, a poppare al seno in autonomia.

Durante il percorso di ospedalizzazione del bambino in TIN il personale sanitario sarà al fianco della mamma e del papà, passo dopo passo a seconda dei progressi che il bambino o la bambina farà perseguendo tutti insieme l'obiettivo della totale autonomia dei genitori nella cura del neonato e nella sua alimentazione in vista della futura dimissione.

Il contatto come strategia di cura

Ciò che non dovrebbe mancare è il sostegno parallelo e costante da parte di un operatore di riferimento esperto in allattamento che, in linea con le indicazioni cliniche fornite dai neonatologi e all’equipe della TIN, dirige l’intero percorso e assiste la famiglia, dall’ospedale al rientro a casa, nel raggiungimento dei propri obiettivi con occhio attento alla protezione della salute sia fisica sia psicologica di tutti coloro che la compongono.

La famiglia, solo se adeguatamente sostenuta, può camminare serena nella costruzione della relazione col piccolo o con la piccola. Il tocco dolce, precursore del massaggio infantile, si conferma in quest'ottica, ancora una volta, un facilitatore inimitabile. I bambini e le bambine premature necessitano di contatto in maniera molto più esponenziale rispetto ai nati a termine, non a caso in molti reparti di terapia intensiva neonatale viene praticata la kangaroo mother care (KMC), che consiste in una vera e propria “terapia del contatto” in cui il bambino esegue per almeno otto ore al giorno il contatto pelle a pelle con i genitori.

Gli studi sui benefici della canguro terapia ci dimostrano che quando ben compensato nel suo bisogno di contatto, il neonato prematuro e la neonata prematura, tendono ad attaccarsi più precocemente al seno e a trasferire buone quantità di latte attraverso la loro suzione spontanea. Non solo! il contatto, dunque il tocco, è incredibilmente salutare anche per la madre: uno studio condotto da numerosi esperti della Facoltà di psicologia, dell’Università Laval, afferma: “Abbiamo osservato un cambiamento nella percezione del bambino da parte delle madri, attribuibile al contatto pelle a pelle nella posizione a canguro. Questo effetto è correlato a un "effetto legame" soggettivo che può essere facilmente compreso dalla natura responsabilizzante dell'intervento KMC. Inoltre, in situazioni di stress, quando il neonato deve rimanere in ospedale più a lungo, le madri che praticano la KMC si sentono più competenti rispetto alle madri del gruppo TC. […] Le madri che praticano la KMC sono più reattive nei confronti di un neonato a rischio il cui sviluppo è stato minacciato da una degenza ospedaliera più lunga.”

La letteratura ha dimostrato gli effetti positivi della KC anche quando praticata dai padri. La KC permette infatti ai padri/caregiver di essere direttamente coinvolti nella cura del proprio neonato o della propria neonata, con un impatto a lungo termine sulla struttura familiare e sull'ambiente in cui il bambino cresce.

Inoltre, i padri o i partner e gli altri componenti della famiglia che praticano la KC vivono un maggiore legame affettivo e di attaccamento con la bambina o il bambino, sviluppano empatia, acquisiscono maggiore fiducia come caregiver e migliorano la propria salute mentale e benessere. Si è anche riscontrato che la KC riduce la depressione paterna e i problemi di relazione, e migliora le interazioni tra padre/partner e bambino.

Alla luce dei numerosi studi raccolti. l’OMS raccomanda: “le madri dovrebbero essere sostenute per praticare la KC ogni volta che sia possibile, insieme al padre o altri caregiver, rispettando la loro scelta. Il coinvolgimento di altri caregiver nella KC consente un maggiore numero di ore di contatto, avvicinandosi alle 24 ore”.

Durante le sedute di canguro terapia, la mamma e il papà dunque sperimentano l'efficacia terapeutica del contatto che si mescola al tocco dolce attraverso le carezze dando vita ad un elisir energetico che si fa nutrimento e mezzo d'amore, componenti fondamentali alla crescita sana e rapida dei neonati e alla costruzione dell’io genitoriale.

Man mano che il piccolo o la piccola avranno recepito i benefici del tocco dolce, si mostreranno pronti non solo a poppare ma anche ad essere massaggiati.

Facendo del massaggio infantile una routine quotidiana, la famiglia recupererà il valore del tempo lento, pianterà le basi del rispetto reciproco avviandosi all'accudimento prossimale in una sinergia di latte e tocco che nutrirà tutti sia nel breve sia nel lungo termine.

FONTI SCIENTIFICHE

https://www.epicentro.iss.it/materno/kangaroo-mother-care-2023

https://iris.who.int/items/7e85019c-1082-4e68-87b8-2f0e587d55ea

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/9685462/

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